sabato 6 aprile 2013

Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto

Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto di Lina Wertmüller, col, 125’, It, 1974



- Oh amore…il primo, è vero sai: avresti dovuto essere tu il primo.
- Il primo? Si chiama “primo” uno che poi dopo ci sta il secondo eh!

Vero Amore o falso Amore? Verità o menzogna? questo l’interrogativo sollevato nel clou del dibattito dopo la visione di "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto". Un film in cui la regista Wertmuller getta lo spettatore in una situazione irreale ma costruita sul realismo di immagini e dialoghi. Grazie alla grande interpretazione dei protagonisti, Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, una coppia affiatata vive e fa vivere, tra scene ironiche e grottesche, emozioni contrastanti e vertiginose, passando da un raccapricciante sdegno a un’amorevole comprensione. Il drammatico finale lascia un velo di malinconia e proietta lo spettatore nel mondo reale, in un vortice di riflessioni sull’essere: donna/uomo – schiava/padrone – verità/menzogna – amore/non amore - sesso/potere – borghesia/proletariato – settentrione/meridione.
La Wertmüller, sin dall’inizio ci presenta una netta contrapposizione tra due classi sociali. A bordo di una bella imbarcazione, Raffaella è in vacanza col marito e amici, ricchi benestanti; Gennarino è uno dei marinai, costretti a subire in silenzio i capricci e le stravaganze dei ricchi borghesi. Si disprezzano reciprocamente. Ma, per un insolito destino, a causa della richiesta assurda di Raffaella, la quale ordina a Gennarino di accompagnarla con il gommone per raggiungere alcuni amici, si trovano in balìa delle correnti e infine naufragano su un’isola deserta. I ruoli si capovolgono: Gennarino comprende di avere l’occasione per poter finalmente sfogare la sua ribellione!
Così si trasforma in padrone e picchia la sua schiava pur di ottenerne il rispetto che non ha mai avuto; si vendica di tutte le ingiustizie sociali subite; pretende la totale e completa sottomissione di lei. Questo stato primordiale in cui si vengono a trovare fa sì che la forza fisica e l’esperienza dell’uomo abbiano la meglio. Di fatto Raffaella comprende subito che sottomettersi è la sua unica salvezza. Eppure entrambi manifesteranno, ad un certo punto, una struggente passione l’uno per l’altra, un amore primordiale, violento e insieme tenero, fatto di prove, proposte impossibili e scelte sofferte. Un sentimento che li trasforma e li sorprende.
È vero Amore il sentimento di Gennarino: pronto sì, a lasciare moglie e figli per lei, ma anche ostinato nella ricerca di una rivalsa sociale e del riconoscimento del suo orgoglio maschile?

È  vero Amore il sentimento di Raffaella: erotica passione di una borghese insoddisfatta o semplice istinto di sopravvivenza?

Durante la discussione emergono dubbi sulla veridicità di questi sentimenti, dubbi giustificati dall’idea condivisa che l’amore non possa nascere dalla violenza e che Amore e Violenza siano per natura incompatibili.

La regista lascia intendere che i due naufraghi, nonostante tutto, vengano travolti dalla passione perché attratti l’una dalla diversità dell’altro e ammaliati da un mondo del tutto sconosciuto.

La passione sfocia nell’Amore. Essi non riescono più a fare a meno dei loro corpi, tanto da non desiderare più di tornare alle loro vite, ma solamente vivere in questo lungo amplesso che li esalta e li completa.

Sembrerebbe, quindi, vero amore, tuttavia per Gennarino è necessario avere “la prova”, così impone a Raffaella di fare ritorno al mondo civilizzato per comprendere se l’amore di lei resisterà e si dimostrerà tanto forte e vero da vincere le convenzioni sociali. Insensibile alle suppliche di lei, Gennarino segnalerà la loro presenza ad una barca di passaggio. Quest’ultima testarda presa di posizione romperà definitivamente l’idillio e la realtà del mondo costruito su legami convenzionali vincerà su tutto il resto.
Elvira Acampora

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