martedì 16 novembre 2010

Appunti su "Frankenstein" di Mary Shelley


Il tentativo intrinseco nella stesura di Frankenstein (e ci riferiamo in questo caso al film girato nel 1994 ma anche, e forse in maniera più diretta, da quanto emerso durante il dibattito, al testo originale) consiste nella ricerca folle di una possibilità di sovvertimento dell’ordine sociale.
Sovvertimento che non passa per la famiglia (crogiolo delle pulsioni e casomai vittima ed “emblema” dello stravolgimento) e non passa per la società (che si tiene un po’ alla larga dallo svolgimento se non come folla inferocita, ruolo statico di per sé). Il cambiamento avviene sul terreno di scontro del mito fondativo: ad edipo, la shelley vuole sostituire Frankenstein.
Che cosa fa edipo? Disperde i flussi familiari sul campo sociale con il suo pellegrinaggio (e su questo punto non si insisterà mai abbastanza: edipo non è il maniaco casa-famiglia) e invece Frankenstein, già disperso si installa continuamente sul campo familiare prosciugando i flussi del raccolto (che lui compie in una sola sera), i flussi dell’apprendimento (che lui esperisce in solitudine, rubando dalle lezioni che la bambina riceve). In pratica un superuomo (ed anche sub uomo, per rimanere in tema) che cancella la storia con la sua presenza.
Inserito nel contesto familiare il suo prosciugare è ancora più radicale: uccide il fratellino del dottore, la sorella amante del dottore, il padre del dottore, uccide se stesso figlio del dottore in un vortice di autodeterminazione che dovrebbe essere la parabola di un nuovo genere umano che si autoesclude dal creatore maschio, divino e si compie.
Compimento che passa per la strage famigliare, per la strategia di distruzione radicale.
Piccolo appunto per il dottore: sin dall’inizio sottolinea come la sua operazione scientifica abbia un riscontro in quella dell’esploratore al quale di confessa (“ti spinge la mia stessa follia”) ricordandoci come il patriarcato agisca indifferentemente sulla creazione così come sulla colonizzazione.
E possiamo anche dire che con questo la shelley ha fatto piazza pulita di un bel po’ di cose.
Considerazione personale: Frankenstein si è ritrovato ad essere così pregnante per lo svolgimento storico, così come amleto. Sugli autori (ma potremmo dire scopritori) di queste figure si adombra un sospetto di preveggenza, chiaroveggenza e genialità talmente forte da sconvolgerci e da portarci a considerare come via d’uscita che sia stato il dibattito culturale a dare tutta questa significanza ai loro prodotti.

Elia Ramonti

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